Qui è come chiedere all’oste se ha del buon vino.
Ma atteniamoci ai fatti (= ai numeri).
In Italia le cooperative erogano servizi di welfare a 7 milioni di persone; rappresentano il 25% della produzione agroalimentare (con il 70% del latte, il 60% del vino, il 40% dell’ortofrutta); oltre il 30% del consumo e della distribuzione al dettaglio. Nel credito rappresentano il più grande gruppo bancario a capitale interamente italiano e hanno il 14,8% degli sportelli bancari. Le cooperative italiane sono una realtà capace di grande inclusione socioeconomica: sono donne il 60% delle persone occupate.
Negli Usa poco meno di 900 cooperative garantiscono l’energia elettrica a oltre 40 milioni di persone.
In Germania il 65% della popolazione è socio di una cooperativa da cui riceve servizi finanziari, beni di consumo e l'energia.
In Brasile viene dalle cooperative il 50% della produzione agroalimentare, e un brasiliano su tre ha un piano personalizzato di assistenza sanitario garantito da una cooperativa.
In Svezia un abitante su due è socio di una cooperativa, le 100 più grandi hanno un fatturato annuo di oltre 40 miliardi di dollari con oltre 70 000 dipendenti.
Il Polesine i settori caratterizzanti della nostra economia sono organizzati soprattutto in cooperativa: nel primario con le attività di pesca ed acquacoltura nel Delta o nel settore cerealicolo; la “cooperazione” è anche la forma di elezione quasi esclusiva per fare impresa nel settore del welfare.
Le cooperative rappresentano una risposta alle sfide dei prossimi decenni: nell’agroalimentare, nel welfare, nel credito, nel lavoro, nei servizi alla persona e al territorio. Nel mondo rappresentano il 12% della forza lavoro del G20. Il 30% delle produzioni agroalimentari.
Risposta alla domanda: sì, possiamo affermare che è adeguata.